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Ferraro, Pirro Antonio (15.. – 16..?)

« Il secolo XVII si apre in Italia con la pubblicazione di un’opera importante nella storia dell’equitazione italiana, Cavallo Frenato di Pirro Antonio Ferraro. Napoletano. Cavallerizzo della Maestà Cattolica di Filippo II Re di Spagna N.S. nella Real cavallerizza di Napoli, edita a Napoli da Antonio Pace nel 1602. Il corposo volume, di 159 e 320 pagine, pubblicato in-folio, è diviso in due parti. La prima è opera del padre, Pirro Antonio, e la seconda del figlio Giovan Battista. Pirro Antonio Ferraro scrisse il libro dedicato alle imboccature ed al giusto modo di "infrenare" i cavalli quasi “obbligato” dalla Corte di Spagna, come si legge nella prefazione nel quarto libro L’autore, in occasione di una sua visita a Corte nel 1577, fece dono al Sovrano di un manoscritto, "uno stizzo scritto a penna d’alcuni disegni di briglie, da lui con tanta sperienza inventate". A quella vista "da quella sacra Corona gli fu espressamente comandato che dovesse mandarle in istampa". Nel frattempo l’Autore aveva offerto la medesima opera ad altri illustri personaggi, come il Duca di Ferrara, il Duca d’Urbino, il Duca di Toscana, l’ambasciatore di Francia ed altri cavalieri. Già circolavano nelle accademie napoletane ed in Spagna alcuni manoscritti, disegnati personalmente dall’autore. I disegni erano corredati da spiegazioni "acciochè questi disegni non paiano del tutto muti, parendomi di molta necessità la voce viva, ho voluto accompagnargli & adornargli, secondo che ho potuto con alcuni miei pochi scritti, acciochè non fossero state sparse in vano queste fatiche, tanti anni già sono da me fatte a commune benefitio de gli amici, & professori di sì nobil arte". Giunse però una "immatura morte". La pubblicazione si arenò. Provvidero i figli in ricordo ed in omaggio al padre. Il trattato di Pirro Antonio Ferraro è suddiviso in quattro libri. Nel primo si "tratta prima delle briglie antiche, & di tutte o maggior parte dell’ordinarie, & communemente usate, dando di tutte pieno ragguaglio. poi della vera misura & Anotomia della Briglia, facilitata in modo che ogni persona ancora, che poco pratica potrà formarsi il disegno d’una Briglia, & render ragione di essa, & finalmente delle Briglie bastarde & Todesche & de’ loro effetti". Nel secondo libro " nel quale sopra molti disegni di particolari professori, s’aggiunge, & manca, rendendo ragione del tutto. Con una quantità di particolari disegni di briglie, cavezzoni, camarre, Museruole, & altri aiuti & castighi, da lui ritrovati, & esperimentati in molti Cavalli, di particolari cavalieri". Nel terzo libro"si contiene un discorso in dialogo tra l’illustrissimo Sig. Don Diego di Cordua, Cavallerizzo maggiore di sua Maestà & l’Autore in cui trattandosi dell’Imbrigliare, si dà minutamente ragguaglio delle bocche de’ Cavalli, di diversi generi di briglie, & de’ loro effetti, con un Discorso particolare sopra le Briglie Spagnuole" Nel quarto ancora "si contiene un discorso in dialogo tra l’illustrissimo Sig. Marchese di Sant’Erasmo, Luogotenente del cavallerizzo maggiore di sua Maestà in questo Regno & l’Autore nel quale con molta facilità si discorre in dottrina de’ cavalli, della proprietà, & misura della briglia, & altri pareri di diversi Autori; con alcuni disegni di briglie Polacche & Tedesche". Il libro di Pirro Antonio è preceduto dal trattato del figlio Giovan Battista (sec.XVI-XVII), suddiviso anch’esso in quattro libro: Nel primo… “si tratta delle razze , et del modo di ben mantenerle, & accrescerle, di Peli, & Manti lodevoli; & bellezza de’ Cavalli, & altre cose non meno utili, che necessarie:” Nel Secondo… “si tratta della disciplina de’Cavalli, et di coloro che in questo esercitio si hanno dilettato…” Nel terzo… “si tratta della medicina preservativa et curativa; dell’anotomia di ossa, et vene; et de’ segni celesti da i quali si può intendere quaei sieni i giorni atti a medicare le membra de i cavalli…” Nel quarto…”si tratta della chirurgia, et effetti appartenenti a quella…” Giovan Battista Ferraro, allievo sia del padre sia dei migliori maestri dell’epoca, soprattutto napoletani, esercitò la sua professione di maestro di equitazione a Napoli per tutta la vita. Il libro è il risultato di una lunga esperienza e di profondi studi. Ai fini della storia delle origini della equitazione italiana, napoletana in particolare, risulta particolarmente interessante il secondo libro nel quale l’autore discorre di cavalli, cavalieri, maestri di equitazione ed accademie napoletane della seconda metà del Cinquecento, il periodo più florido della storia. Una fonte di notizie, altrimenti introvabili anche negli archivi e nelle varie istituzioni andate nel tempo disperse o distrutte. L’opera, ricercata dai collezionisti per la belle tavole a piena pagina, fu ripubblicata a Venezia nel 1620 e nel 1653. » Mario Gennero (2019)