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Galiberto, Giovanni Battista (16.. – ....)

« La prima edizione dell’opera di Giovan Battista Galiberto, autore poco noto in Italia, Il Cavallo da maneggio, fu pubblicata a Vienna nel 1650 dall’editore Johan Jacob Kyrner. Il libro, di grande formato -in 4° grande- comprendeva 30 tavole copiate da quelle del Kunstlicher Bericht di Johann Fayer, stampate per la prima volta ad Augsbourg nel 1570. L’opera riscosse, all’epoca, un notevole successo tanto che nel 1659 l’editore bolognese Giovanni Battista Ferroni pubblicò a Bologna ed a Vienna, senza le tavole, una edizione tascabile del libro (cm 10,5). Le scarse notizie sull’autore sono tratte dal titolo stesso. Il trattato del Conte Galiberto è dedicato all’imperatore Ferdinando III nel cui esercito prestava servizio come colonnello oltre ad insegnare l’arte equestre. L’opera è divisa in tre parti. Nella prima tratta della conoscenza dei cavalli -“Del conoscer li Cavalli”-, nella seconda dell’addestramento del cavallo –“Del domare, & insegnar al cavallo nella Cavallerizza”- e nella terza , la più lunga, della ferratura e delle malattie con le relative cure - ”Dell’inferrare, medicar la febre, cavar sangue al cavallo giovane, o vecchio, conoscere l’infirmità, e li rimedij a quelle opportuni”. A conclusione dell’opera un capitolo è dedicato alle “magagne e difetti naturali” del cavallo, un divertente elenco di difetti che oggi raramente, si possono osservare in un cavallo ma che, forse, all’epoca si potevano riscontrare. IL libro di Giovan Battista Galiberto, nella sua primitiva edizione, è particolarmente ricercato per la bellezza delle tavole, ma il suo vero valore consiste nel contenuto che rispecchia la cultura equestre della prima metà del XVII secolo. Gli insegnamenti sono ancora quelli del secolo precedente, tramandati dai “classici” rinascimentali. Dalla lettura del terzo capitolo dedicato alle cure del cavallo, non appare nulla di nuovo. Le ricette proposte per i vari mali sono ancora quelle dei secoli passati, anche medioevali, trasmesse da generazione in generazione, sovente solo oralmente. Si trattava dei “segreti” che Pignatelli raccolse e trasmise nella sua opera nella quale la superstizione molto spesso ha il sopravvento sulla “scienza”. Per quanto riguarda l’addestramento del cavallo Galiberto non si allontana dal pensiero dei suoi predecessori o contemporanei. Puntualizza di procedere con gradualità, di non fare violenza sull’animale, di rispettarlo, soprattutto agli inizi nella scelta della giusta imboccatura perchè “un cavagliero, il quale sappi ben cavalcare e conoscere ogni sorte di cavalli, deve anco saper ben’imbrigliare”. Un capitolo è del secondo libro è dedicato ai castighi, “ma bisogna che un bravo cavagliere sappi procedere con il cavallo e conoscere dove viene il mancamento, quando il cavallo fa qualche sproposito...”. Nello stesso secondo libro l’Autore i sofferma sul “rimettere nelli maneggi un cavallo che sia stato guasto da chi non sa cavalcare”. Un tema, particolarmente sentito, ma poco trattato, che anticipa altri scritti di autori che seguiranno nel tempo. » Gennero (2019)