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Carracciolo, Pasquale (1566 – 1608)

« Pasquale Caracciolo, contemporaneo di Federico Grisone e di Giovan Battista Pignatelli, nato da una nobile famiglia napoletana con una grande tradizione equestre, esercitò per tutta la vita l’arte dell’equitazione, sia come cavaliere sia come maestro. E’ ricordato, oltre che per le eccelse qualità equestri, da tutti i contemporanei per la sua opera una vera enciclopedia ante litteram dedicata al cavallo, dal lungo titolo di La gloria del cavallo. Opera dell’illustre S. Pasqual Caracciolo divisa in dieci libri : Nei quali oltra gli ordini pertinenti alla Cavalleria, si descrivono tutti i particolari, che son necessari all’allevare, custodire, maneggiare e curar cavalli;accomodandovi esempi tratti da tutte l’historie antiche e moderne, con industria e giudicio degnissimo d’essere avvertito da ogni Cavalliero. Con due tavole copiosissime, l’una delle cose notabili, l’altra delle cose medicinali.
Fu pubblicata a Venezia dal noto stampatore Gabriel Giolito de’ Ferrari nel 1566 sulla scia delle fortunate opere di Federico Grisone,Cesare Fiaschi,Claudio Corte… E’ dedicata a Giovambattista e Francesco, “suoi amatissimi figliuoli”. Non si conoscono traduzioni, malgrado la fama del libro acquisita in Italia.
Il voluminoso libro, di circa un migliaio di pagine, è suddiviso in dieci libri come recita lo stesso titolo. I primi quattro sono dedicati alla storia del cavallo ed all’ippologia in generale; il quinto alla “disciplina del cavallo”; il sesto alla “Militia equestre come sia da armarsi il cavallo e il Cavaliere”; dal sesto al decimo sulla cura dell’animale, con la descrizione dei mali che lo affliggono e le relative cure.
L’opera rappresenta una summa delle conoscenze relative al cavallo, tratte sia dalle opere degli autori classici, in particolare greci e latini, sia dalla esperienza diretta dello scrittore che si avvalse, nella stesura del libro, dell’aiuto “dell’eccellente Filosofo & Medico il Signor Decio Bello Buono di Campagna”.
Lo scritto di Pasquale Caracciolo costituì un costante punto di riferimento per gli autori che lo susseguirono ed è ancora oggi una fonte inesauribile di notizie per coloro i quali intendono studiare la storia dell’equitazione italiana del Rinascimento. Particolarmente interessanti risultano le descrizioni delle razze esistenti all’epoca ed oggi estinte.
Nel 1589 alla già copiosa edizione dell’opera di Pasquale Caracciolo, l’editore veneziano Giolito de’ Ferrari associò l’opera di Giovanni Antonio Cito. Altre edizioni : Venezia, Gabriel Giolito de’ Ferrari, 1567. Venezia, i Giolito, 1585. Venezia, i Giolito, 1586. Venezia, i Giolito, 1587. Venezia, Nicolò Moretti, 1589 “con due nuove aggiunte d’altri approvatissimi rimedij” Venezia, i Giolito, 1589 “aggiuntovi le postille e tre libri di Gio. Antonio CitoDel conoscere le infermità che avvengono al cavallo et al bue, co’ rimedij a ciascheduna di esse. »Mario Gennero (2019)