BNF : https://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb135416810

Grisone, Federico (15.. – 15..)

: Grison, Federic ; Grison, Frédéric

« Gentilhomme napolitain du milieu du XVI e siècle, un des écuyers les plus célèbres de l’Italie : la réputation de l’Académie de Naples lui est due en grande partie. Il était, paraît-il, « doué de tous les avantages recherchés dans un cavalier ».
Il a publié, en 1550, en italien, un traité d’équitation et d’embouchures qui a obtenu un succès prodigieux, et qui a eu de très nombreuses éditions dans toutes les langues de l’Europe. Les traductions françaises sont décrites ci-dessous en détail et les autres sommairement indiquées. » Mennessier de La Lance (1915-1921)



« Federigo Grisone’s Gli Ordini di Cavalcare (The orders of riding) is the first of the Great Renaissance Horsemanship Manuals. First published in 1550, this manual was the first to have a wide-ranging influence since Xenophon ’s The Art of Horsemanship , written 2000 years earlier. The Renaissance fascination with classical texts led to high regard for Xenophon’s guide to choosing and training a horse for a military role. Yet as riding became a gentlemanly art, Grisone’s manual took an entirely different approach. While Grisone does stress the need to reward the horse, his recommendations of severe beatings about the head, the use of fire, whips and chains together with page upon page of designs for severe bits make his approach alarming to modern sensibilities. Seeing him as a product of his own time is important, however, in appreciating the contribution of his work. Grisone was known throughout Italy as a skilled horseman and his manual describes techniques established in the riding-school he founded in Naples in 1532. His method approaches riding as a display of human control over the horse as a lower being, with the intention of refining and perfecting nature through human skill. This meant that a fierce response to any resistance from the horse was essential to show that the man could assert his authority without compromise. Grisone does not refer to Xenophon at all and this may be because Xenophon’s more sympathetic approach did not sit easily with this severe starting point. The practicality of Grisone’s method has to be questioned, as it is hard to see his violent approach as likely to result in the calm and beautifully trained horse he is aiming for. Grisone was influenced by the famous general Xenophon, especially in the positioning of the rider’s seat and aids, but he appears to have given up the part where the Greek master advocates the gentle training and riding of the horse. Grisone is well-known for his rather forceful, sometimes cruel, methods of training. There are several cases in his book where he applies abusive practices. He used harsh methods to subdue the horse, using severe spurring and harsh bits (some of which he was the inventor). Other examples of his cruel methods include placing live hedgehogs under the animal’s tail, punishing his horses by placing a cat, strapped to a pole, under their belly, and forcing the horse’s head under water to the point of near-drowning if it showed any fear of crossing water. Federico Grisone († ca. 1570) was a Neapolitan nobleman who, during his time, was said to be the ‘father of the art of equitation’. Grisone began a riding academy in Naples in 1532, and became one of the first masters of dressage and courtly riding. He was considered a master of his time, and his training methods had a great impact on the training of horses of his day. They spread into France, thanks to de la Broue and Giovanni Battista Pignatelli. However, later masters such as Antoine de Pluvinel, restored the ideas of gentle training of the horse. Grisone’s manual was nevertheless the first of its kind and extremely successful. The original Italian text was first printed in 1550 and at least 10 later editions appeared till 1610, with at least ten French translations between 1559 and 1610, as well as a Spanish translation in 1568 and two German translations in 1566 and 1570 with re- editions in 1580 and 1599 . Sir Thomas Blundeville chose to adapt rather than directly translate the text into English because he considered Grisone to have ‘so confused an order of writing’ ( A Newe Booke containing the Arte of Ryding and breaking greate Horses (London 1560). His adapted translation of 1560 was revised and expanded in 1565 and had run to six editions by 1609. A modern edition appeared in 2000: Gli ordini di cavalcare , ed. Mario Gennero (Roma, Equilibri, 2000). » Dejager (2014)


« Il gentiluomo napoletano Federico Grisone, vissuto nella metà del XVI secolo, uno degli écuyer più celebri delle Accademie di Napoli, “doué de tous les avantages recherchés dans un cavalier”, come scrisse Mennessier de la Lance , è il primo autore di un’opera dedicata all’equitazione nel senso moderno del termine. Nel 1550 a Napoli, presso l’editore Paolo Suganappo, pubblicò Gli ordini di cavalcare di Federigo Grisone gentiluomo napoletano, scritto italiano. L’edizione dell’anno seguente, pubblicata a Venezia da Vincenzo Valgrisi, reca un titolo più lungo Ordini di cavalcare et modi di conoscere le nature de’ cavalli, emendare i vitii loro et ammaestrargli per l’uso della guerra et comodità degli uomini, composti dal signor Federico Grisoni gentilhuomo napoletano . L’opera riscosse subito un successo eccezionale. In Italia, tra il 1550 ed il 1620 apparvero 21 edizioni edite a Napoli, Venezia, Pesaro, Padova da differenti editori ed in vari formati e tradotta nelle principali lingue europee. In Italia una edizione critica è stata pubblicata nel 2000 a quattro secoli dopo l’ultima. Gli Ordini di cavalcare [ L’écuirie du s. Federic Grison Gentilhomme napolitain, en la quelle est monstré l’ordre et l’art de choysir, dompter, piquer, dresser et manier les chevaux, tant pou l’usage de la guerre qu’autre commodité de l’homme, avec figures de diverses sortes de mors de bride, nagueres traduite d’italien en françois ] costituiscono una pietra miliare nella storia dell’equitazione. Il volume, con carte non numerate per il titolo e la dedica ad Ippolito d’Este cardinale di Ferrara, consta di 124 pagine di testo e 30, non numerate, per le figure dei morsi e gli errata. Sul frontespizio si legge il “privilegio”, non l’imprimatur. Come è noto da partire dal 1534 venne stabilito dalla Chiesa cattolica che nessun libro, vecchio o nuovo, potesse essere stampato o semplicemente venduto, senza l’autorizzazione dell’Inquisizione. Tali autorizzazioni erano chiamate “licenze” o “privilegi”. Il trattato è suddiviso in quattro libri, a loro volta ripartiti in 245 capitoli di varia estensione. Al testo seguono, ognuna a piena pagina, cinquanta stampe raffiguranti altrettante imboccature con relative, sommarie descrizioni allo scopo di rendere più chiaro quanto viene descritto. La prima edizione è stampata in 4°, una scelta non casuale, infatti agli inizi della stampa si editavano in formato grande i libri scolatici ed universitari, medio i libri umanistici e piccolo quelli popolari, di larga diffusione. Per le edizioni successive per ognuna veniva cambiato il formato. Già nel Cinquecento fu ideato e riscosse successo il formato “tascabile” perché rendeva il libro maneggevole, consentiva al lettore di portarlo con sé. Al fine di aumentare il numero dei lettori, poco dediti alla lettura, il libro fu scritto in lingua “volgare”, cioè in italiano con forti influenze dialettali, napoletane soprattutto e non in latino la lingua ufficialmente utilizzata all’epoca. Il discorso dello scrittore napoletano è articolato sulle differenti fasi dell’addestramento del cavallo mentre la prima parteè rivolta alla conoscenza dell’animale. Fin dalle prime pagine ci rendiamo conto che Grisone è uomo del suo tempo, epoca in cui le scienze naturali erano ancora allo stato embrionale. Il libro però non è un manuale di ippologia, ma un vero trattato di equitazione, nel senso moderno del termine.Lo scopo dell’insegnamento di Grisone è finalizzato all’addestramento del cavallo, in particolare quello da guerra. Per conseguire questo fine il cavaliere deve possedere una grande “scienza”, un grande “tatto” nell’impiego degli “aiuti”, soprattutto nell’impiego delle imboccature. Non esiste un particolare morso legato al nome di Grisone, come, ad esempio, per Pignatelli. Consiglia l’impiego progressivo delle imboccature ricorrenti ai suoi giorni, note a tutti i cavalieri, fortunatamente abbandonate via via con l’evolversi dell’equitazione. L’insegnamento è basato supremi e castighi. Sugli ultimi i critici sono stati molto severi nei suoi confronti, alcuni, come il conte d’Aure, lo hanno parzialmente giustificato. Proprio sull’utilizzo dei castigo l’opera di Grisone è stata criticata per i metodi, a volte bizzarri, impiegati nell’addestramento ma tutti, estimatori e detrattori, sono concorsi nel ritenere questo autore il fondatore dell’equitazione moderna. » Gennero (2019)