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Gamboa, Giovanni de (15.. – 16..)

« Cavaliere napoletano, allievo di Giovan Battista Pignatelli , viaggiò molto per l’Italia prestando la sua opera come cavaliere e maestro di equitazione in varie accademie come si legge nelle pagine della sua opera. Fu a Napoli, Milano, Torino, Reggio Emilia (allora chiamata Reggio di Lombardia), Genova, dove fu al servizio delle famiglie Doria e Pallavicini. De Gamboa é l’autore di una fortunata opera, dopo quelle dei grandi Maestri del Cinquecento: La raggione [sic] dell’arte del cavalcare… pubblicata a Palermo nel 1606 da Gio. Antonio de Franceschi. Il libro è dedicato a Giovanni conte di Ventimiglia ed al Senato della Città di Palermo. Il libro fu scritto sotto forma di dialogo, secondo la tradizione del tempo, tra l’autore ed Don Antonino Morso, barone, poi marchese di Ghibellina, capitano di giustizia di Palermo. Secondo la tradizione letteraria dell’epoca i due interlocutori si trovarono a discutere di cavalli e di equitazione in una afosa giornata d’estate, nel fresco giardino del principe di della Trabia, suocero del Barone. Il trattato è suddiviso in tre “ dialoghi”. Nel primo si discute dell’assetto del cavaliere e degli aiuti. Il secondo tratta “quali siano le prime attioni che si debbiano insegnare al Polledro”. Il terzo si sofferma sul “capezzone e briglie e sue azioni”. Il libro del Maestro napoletano, di non facile lettura per il moderno lettore, è da considerare un lavoro minore, se raffrontato con le opere degli allievi più illustri di Pignatelli come Antoine de Pluvinel o Salomon de la Broue , ma è importante nella storia dell’equitazione italiana per la sua raffinata concezione dell’arte di montare a cavallo e del rispetto dell’animale, soprattutto agli inizi del suo addestramento, al momento della doma. La massima attenzione deve essere riposta agli inizi dell’addestramento del giovane cavallo. Da bandire ogni violenza o maltrattamento. Il puledro deve lavorare con progressione, senza dover essere sovraffaticato sia per evitare di danneggiare la sua salute sia per non scoraggiarlo. L’animale deve “comprendere” ciò che gli si richiede, deve essere incoraggiato durante il suo addestramento. Difetti o vizi acquisiti durante questo delicato periodo della sua vita sono da evitare perchè nel tempo saranno difficili da correggere. Tutto, scrive l’Autore, deve essere ottenuto con “abilità e arte”. Ancora una volta l’insegnamento di Senofonte si fa sentire malgrado siano trascorsi secoli. Come tutti gli autori antecedenti e contemporanei de Gamboa attribuisce molta importanza alla ricerca della giusta imboccatura. Per ogni cavallo, in particolare per i puledri, occorre trovare quella ritenuta adatta. Soltanto chi “saprà l’arte dello imbrigliare” sarà un “peritissimo cavaliere”. » Gennero (2019)