Bibliothèque mondiale du cheval

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La raggione dell’arte del cavalcare / GAMBOA Giovanni de, 1606
La raggione dell´arte del Cavalcare, Compostaper lo Sig. D. Giovanni de Gamboa Cavaliero Napolitano. Nella quale se insegna quanto conviene di sapere ad un Cavaliero à cavallo, e similmente quanto bisogna ad un perfetto Maestro per possere insegnare à cavalcare, & per ammaestrare, & imbrigliare i Cavalli, Novamente è prima d’ogn’altro investigata, & composta per lo Autore sopra nominato, e date in luce. Con privilegio per anni dieci. / GAMBOA Giovanni de
: in Palermo , Giovanni Antonio de Franceschi, 1606
: de 4 feuillets non chiffrés pour le titre, la dédicace de l’auteur à Giovanni Conte de Vintimillia, la dédicace de l’auteur au Sénat de Palerme, la dédicace de l’auteur à Antonino Morzo, deux poèmes
: 1 vol.
: [8]-172 p.
: petit in-4° (20 cm)
Italien

: Equitation / Débourrage

« Il libro fu scritto sotto forma di dialogo, secondo la tradizione del tempo, tra l’autore ed Don Antonino Morso, barone, poi marchese di Ghibellina, capitano di giustizia di Palermo. Secondo la tradizione letteraria dell’epoca i due interlocutori si trovarono a discutere di cavalli e di equitazione in una afosa giornata d’estate, nel fresco giardino del principe di della Trabia, suocero del Barone.
Il trattato è suddiviso in tre “ dialoghi”. Nel primo si discute dell’assetto del cavaliere e degli aiuti. Il secondo tratta “quali siano le prime attioni che si debbiano insegnare al Polledro”. Il terzo si sofferma sul “capezzone e briglie e sue azioni”. Il libro del Maestro napoletano, di non facile lettura per il moderno lettore, è da considerare un lavoro minore, se raffrontato con le opere degli allievi più illustri di Pignatelli come Antoine de Pluvinel o Salomon de la Broue , ma è importante nella storia dell’equitazione italiana per la sua raffinata concezione dell’arte di montare a cavallo e del rispetto dell’animale, soprattutto agli inizi del suo addestramento, al momento della doma. La massima attenzione deve essere riposta agli inizi dell’addestramento del giovane cavallo. Da bandire ogni violenza o maltrattamento. Il puledro deve lavorare con progressione, senza dover essere sovraffaticato sia per evitare di danneggiare la sua salute sia per non scoraggiarlo. L’animale deve “comprendere” ciò che gli si richiede, deve essere incoraggiato durante il suo addestramento. Difetti o vizi acquisiti durante questo delicato periodo della sua vita sono da evitare perchè nel tempo saranno difficili da correggere. Tutto, scrive l’Autore, deve essere ottenuto con “abilità e arte”. Ancora una volta l’insegnamento di Senofonte si fa sentire malgrado siano trascorsi secoli. » Mario Gennero (2019)