BNF : https://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb12083793k

Alberti, Leon Battista (1404 – 1472)

« Littérateur, peintre et célèbre architecte, 1398 (ou 1404)-1484. II appartenait à une illustre famille de Florence et orna de ses monuments, Florence, Rome, Mantoue, Rimini. Il a publié des ouvrages sur la peinture, l’architecture, la philosophie, et diverses dissertations sur des sujets variés, quelquefois facétieux, comme son Traité sur la vie et les mœurs de son chien. » Mennessier de La Lance (1915-1921)


« Leon Battista Alberti (1404-1474), conosciuto soprattutto come letterato ed architetto, ci ha lasciato una breve, poco conosciuto, ma quanto mai significativa opera dedicata al cavallo De equo animante dedicata a Lionello d’Este, Principe di Ferrara (1407-1450), umanista e mecenate. L’opera, scritta in latino, fu pubblicata soltanto nel 1556 a Basilea a cura di Michele Martino Stella. Venne ripubblicata nel 1890, inserita tra le opere rare dell’Alberti Leonis Baptistae Alberti Opera inedita et pauca separatim. Hieronymo Mancini (Firenze, Sansoni, pp. 238-256). Lo studioso ripropose il testo di Basilea collazionandolo con quello di un codice della Biblioteca vaticana. Una edizione critica dell’opera di Alberti, con versione italiana a fronte, introduzione e note a cura di Antonio Videtta è stata pubblicata nel 1981 (Napoli, Tip. Stampa et Ars. Nel 1989 Giampiero Zazzera, Libraio in Lodi, pubblicò una edizione curata da Mario Gennero con la traduzione in italiano di Silvia Biassoni dal titolo de Il Cavallo. Opuscolo del dottissimo Leon Battista Alberti dedicato al Principe Lionello di Ferrara Il testo latino con introduzione e note è stato curato da Cecil Grayson nella traduzione francese di Jean-Yves Boriaud e pubblicato nel volume Albertiana. Dalla dedica ricaviamo già lo spirito della breve opera; non un trattato di ippologia o di “mascalcia”, ma un omaggio — visto con l’occhio del letterato — al cavallo ed al suo mondo : dall’allevamento all’addestramento in vista del suo impiego in guerra o nei tornei. L’Autore, come scrive nella dedica, si rifà ai classici che cita puntualmente: dei Greci Senofonte, Absirto, Chitone, Ippocrate, Pelargonio; dei Latini, Catone, Marrone, Virgilio, Plinio, Columella, Vegezio, Palladio Calabro, Crescenzio, Alberto abate. Da una semplice lettura è facile rilevare l’amore dell’autore verso l’animale. Leon Battista Alberti, con questa sua breve, ma quanto mai significativa opera, apre la via alla cultura ed all’arte equestre, caratteristica del Rinascimento italiano, quando il cavallo non sarà più soltanto un’arma da guerra o un mezzo di trasporto, ma si trasformerà anche in un mezzo di espressione artistica nella ricerca sempre più sofisticata di grazia e di eleganza. » Mario Gennero (2019)