BNF : https://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb14064669j

Fiaschi, Cesare (1523? – 1568?)

« Cesare Fiaschi, gentilhomme de Ferrare et célèbre écuyer du commencement du XVI e siècle. Il fonda à Ferrare une École d’Équitation et fut le maître du fameux Jean-Baptiste Pignatelli , dont, Comme on le sait, il n’existe aucune œuvre imprimée [1] , mais à l’école duquel furent instruits La Broue et Pluvinel . Son ouvrage, écrit en italien, eut de très nombreuses éditions italiennes et fut l’objet de plusieurs traductions françaises. Je ne décrirai en détail que ces dernières, donnant seulement un aperçu sommaire des éditions italiennes. » Mennessier de La Lance (1915-1921)



« Cesare Fiaschi (1523-after 1568), a contemporary of Federigo Grisone and the teacher of Giambattista Pignatelli , founded a riding academy in Ferrara in 1534. He was courtier of the House Este during the time of Hercules II, duke of Ferrara (1534-1559) and Isabelle d’Este. The first successer of Federico Grisone, he published his book Trattato dell’imbrigliare, maneggiare e ferrare cavalli (Treatise on bridling, training and shoeing horses) in 1556. Fiaschi was the first author who mentioned the importance of a steady rhythm and tempo: ‘without tempo and rhythm nothing good can be accomplished’. This was a ground breaking discovery, since a steady rhythm and tempo is the conditio sine qua non for the horse’s longitudinal balance. Balance in turn is the prerequisite for suppleness, and together they form the foundation of impulsion and collection. Fiaschi found one of the eternal truths of the gymnastic training, which is still as important today as it was 500 years ago. Fiaschi wrote that ‘it seemed necessary that the good rider recognize the nature of the horses he wants to train’ and that the rider ‘should always proceed with reason and with a good temperament in everything he does’, a point of view that is reminiscent of Xenophon ’s philosophy and that presages the admonitions of Antoine de Pluvinel and many later masters to treat the horse with gentleness and fairness. Especially the last part is remarkable as it is the first treatise on horseshoes in the literature on horsemanship, and his book on the subject remained in use until the 19 th century. The book marks the difference between the North Italy Riding school and the Neapolitan school represented by Grison, Caracciolo, Pignatelli, Roggiero, and Ferraro. » Dejager (2014)



« Nato a Ferrara, verosimilmente all’inizio del Cinquecento, di nobile famiglia, Cesare Fiaschi fu cortigiano della casa d’Este, al tempo di Ercole II, duca di Ferrara dal 1534 al 1559, nel quinto e nel sesto decennio del secolo, ma con mansioni non attenenti le scuderie nelle quali, a metà del secolo erano ospitati duecento cavalli di proprietà della corte, oltre una settantina di gentiluomini di corte. Cesare , figlio di Girolamo e di Eleonora Sacrati, era fratello di quell’Alessandro uomo di punta della diplomazia estense durante i principati di Ercole II e di Alfonso II. Ferrara, al tempo dell’autore era una città nella quale venivano organizzate feste, giostre, tornei e “ogni sorte di cavallerie”, dove si potevano incontrare i più bei cavalli ed i più arditi cavalieri dell’Accademia equestre, la seconda per fama dopo quelle napoletane. Gli Statuti dell’epoca ricordano le corse dei cavalli organizzate nella Città in occasione delle feste più importanti, come quella del Santo patrono, San Giorgio, il 24 aprile, la cui origine si perdeva nel tempo. Era l’epoca d’oro dei palii ai quali partecipavano anche cavalli provenienti da altri regni. Cesare Fiaschi visse questi felici momenti con grande passione e ne trasse insegnamenti che riportò nel suo Trattato dell’imbrigliare, maneggiare et ferrare cavalli, diviso in tre parti, con alcuni discorsi sopra la natura di cavalli, con disegni di briglie, maneggi, et di cavalieri a cavallo, et de’ ferri d’esso pubblicato a Bologna nel 1556 da Anselmo Giaccarelli. L’opera è dedicata al re di Francia Enrico II, cui gli Estensi erano collegati da vincoli politici e matrimoniali. Si tratta della seconda opera “moderna” della storia dell’equitazione italiana dopo Gli ordini di cavalcare di Federico Grisone (1550). Il Trattato si divide in tre libri. Il primo è dedicato alle imboccature, il secondo agli esercizi di maneggio ed il terzo alla ferratura. Tutti sono corredati da preziose incisioni a piena pagina. L’opera costituisce una testimonianza dell’arte equestre praticata nell’Italia settentrionale che si differenzia da quella napoletana rappresentata da Grisone, Caracciolo, Pignatelli, Roggiero, Ferraro… Il terzo libro rappresenta una novità assoluta nella storia dell’ippologia per il tema: la ferratura, mai trattata a fondo, quasi sempre ignorata dagli scrittori precedenti perché ritenuta non di loro competenza. Lo scritto di Cesare Fiaschi, un documento nella storia dell’equitazione cinquecentesca, è apprezzato per il suo periodare non raffinato, ma efficace e per i suoi contenuti solidi. Patrizia Arquint, studiosa e conoscitrice dell’autore, sottolinea la scelta di esemplificare il ritmo dei maneggi con la notazione musicale, un linguaggio consono all’ambiente raffinato e colto della corte ferrarese, dove la musica era profondamente conosciuta ed amata, dove anche i membri della famiglia principesca la praticavano a livello più che dilettantistico. L’opera di Cesare Fiaschi riscosse un grande favore , oltre che in Italia, anche in Francia dove fu edita più volte nella traduzione di François de Provane. La prima edizione francese risale al 1564(Paris, Charles Perier) seguita da quelle del 1567, 1578, 1579 e1611. In Italia si conoscono le edizioni del: 1556, 1559 Bologna, Anselmo Giaccarelli 1561 Venezia, Domenico de’ Nicolini 1598, 1603, Vincenzo Somascho 1614 Venezia, Vincenzo Somascho. A questa edizione al testo originale è aggiunto il Trattato di Mescalzia di Filippo Scacco da Tagliacozzo 1620 Padova, Pietro Paolo Tozzi al Pozzo L’edizione moderna è stata cura dell’A.I.P.R.E. Presentazione di Luciano Chiappino, trascrizione di Angela Ghinato, Ferrara, Edizioni Cartografica 2001. Il manoscritto autografo di Cesare Fiaschi è conservato nella Biblioteca Estense Universitaria di Modena. » Mario Gennero (2019)


1. Il a toutefois laissé des manuscrits. Huzard en possédait trois, voyez Catalogue Huzard T. III, n os 3785, 3786, 4380. Il serait bien intéressant de les rechercher et de les traduire. Mais que sont-ils devenus ?